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mercoledì 5 ottobre 2016

Recensione Il giardino di Penelope di Elena Scigliuzzo


Titolo: Il giardino di Penelope
Autrice: Elena Scigliuzzo
Serie: autoconclusivo
Editore: Centauria
Data di uscita: 8 settembre 2016 (cartaceo)
Pagine: 336
Genere: contemporary romance
Punto di vista: terza persona
Livello di sensualità: medio-basso

Trama: Di tutti i lavori ingrati e bastardi, questo è senza dubbio il peggiore. Sofia è furibonda. Daniele Treves, scrittore bestseller, per ignoti motivi vuole pubblicare il suo prossimo romanzo con la piccola ma raffinata casa editrice Dionea, per cui lei lavora. A una condizione: per tutto il tempo che gli servirà a finire di scriverlo, vuole un editor a sua disposizione nella villa di Roma, pronto a leggere, correggere, commentare e persino a fargli da autista. E Roberto, l'editore, ha scelto proprio lei. Che non chiedeva di meglio - in fondo, a quindici anni, un romanzo di Treves le ha cambiato la vita - fino a che non ha scoperto che il suo eroe è un uomo riottoso e lunatico, in una parola insopportabile... E irresistibile.
Non ci vuole molto prima che le necessità professionali entrino in conflitto con gli impulsi del cuore, un sentimento che minaccia di travolgerla e contro cui Sofia si ritrova a lottare fino a graffiarsi l'anima. Mentre le ombre del passato, suo e di Daniele, si addensano minacciando di cancellare il futuro- Questo romanzo di risate e malinconie, rabbia e batticuore è la storia di una donna che crede di volere la pace e vuole la passione. Di un uomo che cerca una parte perduta del suo cuore. Di molte trame in un eterno giardino, un Eden abitato dai profumi dell'estasi e dal serpente della sofferenza. E di un libro, naturalmente: perché solo il potere delle parole è capace di ricomporre le schegge impazzite di due vite nella luminosa armonia di un amore.

Recensione di Alice:
Appena ho letto la trama di questo libro, ho iniziato a fremere dalla voglia di averlo tra le mani. Per una lettrice compulsiva come me, leggere una storia in cui la protagonista incontra lo scrittore che le ha cambiato la vita è praticamente la trascrizione su carta di ogni sogno più sfrenato, quello che dici: se mi capitasse, poi potrei morire contenta. Sono molto felice di dirvi che il romanzo ha superato la mia immaginazione, dandomi molto più di quello che mi aspettavo. Questo non è solo un romanzo d'amore, ma anche e soprattutto un romanzo di formazione. 

Già nel prologo mi ha conquistata una frase che ogni bookaholic che si rispetti può capire e che, tra l'altro, mi ha fatto intuire subito il tenore che questo romanzo avrebbe avuto: profondo, riflessivo, elegante, che ti parla al cuore. Parlando del primo romanzo di Daniele Treves che Sofia, da ragazzina, si trova tra le mani, dice:
Se ne era innamorata. Quelle parole l'avevano presa come se chi le aveva scritte conoscesse tutto di lei, le sue angosce, la sua ambizione, il suo incantato bisogno di bellezza. Le avevano dato calore come un fuoco in una notte gelida. Sentiva che l'autore era una persona come lei, qualcuno che stava lottando per uscire dal buio. Scrivendo univa dolcezza e disperazione come due facce dello stesso dolore.
Daniele Treves, o meglio, le sue parole hanno salvata Sofia in un momento particolarmente buio della sua vita. Le hanno dato forza e le hanno regalato un nuovo amore: la letteratura. Ed è proprio a quest'arte che Sofia si dedica, diventando editor in una piccola casa editrice romana. Svolge il suo lavoro con passione e impegno, sentendosi "la compagna segreta dei libri", nell'ombra ma preziosa. Immaginate cosa può aver provato quando si sente affidare il compito di affiancare proprio quell'autore che ha significato tanto per lei. È allo stesso tempo entusiasta e terrorizzata.

Il loro primo incontro è singolare, in quel giardino lussureggiante nascosto tra gli antichi palazzi romani, così lontano dal traffico da sembrare fuori dal mondo. Lì trova Treves, un uomo alto e moro, attraente, complicato, tormentato. 
Daniele si guarda intorno e non vede niente, si guarda dentro e vede tutto. Le parole riempiono il suo vuoto, gli permettono di vivere, molto più di quanto vivano gli altri, sebbene sembri così solitario. [...] dice che gli scrittori, anche quelli tragici e tormentati, sono tutti ottimisti, in fondo, perché chi scrive vuole credere nella vita. La scrittura è speranza.
Una figura affascinante, quella di Treves, con così tante sfaccettature che ogni pagina ce ne riserva una nuova, così che non si finisce mai di conoscerlo davvero. Lo stesso succede a Sofia, quell'uomo la turba, la confonde, la mette alla prova, la spinge verso i propri limiti.
Chi aveva sentito  il bisogno di rintanarsi in casa era la ragazzina che aveva letto il libro a quindici anni. Quella che era attratta dalle ombre di Daniele Treves. Quella che lo aveva guardato negli occhi e non aveva sostenuto il loro smarrimento, perché somigliava pericolosamente al suo, alla paura e al vuoto che credeva di essersi lasciata alle spalle.
Sofia e Daniele si riconoscono l'una nell'altro, nella disperazione di un vuoto che esige di essere colmato, ma che fa così paura, è così profondo da spingerli a starne lontani. Come moderni Ulisse e Penelope, si scambiano i ruoli, si cercano cercando se stessi, entrambi viandanti in un pellegrinaggio attraverso la scrittura, un viaggio così pervaso dall'amore per la letteratura che ogni singola riga ne trasmette la passione. Riusciranno a trovare quello che cercano?
Il giovane aveva risposto che, nel suo peregrinare, si muoveva adeguandosi a un mondo che lo aveva privato del nido. Non stava fuggendo, perché non aveva nulla da cui scappare. Non lo aveva mai fatto. Al contrario, stava cercando. Da qualche parte, alla fine del viaggio, avrebbe riconosciuto in uno spicchio di terra il luogo in cui piantare la sua radice.
Ci vuole coraggio, però, per scegliere dove costruire la propria casa, soprattutto se non sai cosa significa.
Ci vuole coraggio per andare oltre l'inchiostro sulla carta e accettare la carne della vita.
Ci vuole coraggio per lasciarsi trovare e donarsi completamente. 

Ho amato questo libro per molti motivi. L'ambientazione nel mondo dell'editoria, descritto in modo vivido e dettagliato, la presenza della letteratura in tutte le sue forme, l'accurata caratterizzazione dei personaggi secondari (Roberto e Jama in primis), l'ampio spettro di emozioni che vengono toccate, ma più di tutto ho amato lo stile di Elena Scigliuzzo. Ho adorato il suo uso massiccio di metafore suggestive, il lessico ricercato ma non ridondante, la sua capacità di mostrare le emozioni con sincerità, senza artifici, la poesia di certi passaggi...

Per concludere, un romanzo che ho amato davvero molto e che consiglio di tutto cuore a chi non si accontenta della solita storiella d'amore, ma che cerca anche quel qualcosa in più che rende un libro speciale. Complimenti all'autrice, per me davvero brava e che spero di rileggere prestissimo con un'altra storia.

Quattro e mezzo

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